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Cicerone
Difesa di Milone, 15
 
originale
 
15. At enim Cn. Pompeius rogatione sua et de re et de causa iudicavit: tulit enim de caede quae in Appia via facta esset, in qua P. Clodius occisus esset. Quid ergo tulit? nempe ut quaereretur. Quid porro quaerendum est? Factumne sit? at constat. A quo? at paret. Vidit igitur, etiam in confessione facti, iuris tamen defensionem suscipi posse. Quod nisi vidisset posse absolvi eum qui fateretur, cum videret nos fateri, neque quaeri umquam iussisset, nec vobis tam hanc salutarem in iudicando litteram quam illam tristem dedisset. Mihi vero Cn. Pompeius non modo nihil gravius contra Milonem iudicasse, sed etiam statuisse videtur quid vos in iudicando spectare oporteret. Nam qui non poenam confessioni, sed defensionem dedit, is causam interitus quaerendam, non interitum putavit.
 
traduzione
 
15 Ma ecco che Gneo Pompeo avanz? una proposta di legge relativa al fatto in questione e alle cause che lo avevano determinato. Parl? infatti del massacro avvenuto lungo la via Appia, in cui trov? la morte Clodio. Qual ? stato lo scopo del suo intervento? Evidentemente dare inizio all'inchiesta. Ma cosa c'era da scoprire? Se il fatto sia avvenuto? Ma tutti lo sanno. Forse il nome del responsabile? Anche questo ? noto. Pompeo, per?, ? dell'idea che il reo, bench? confesso, abbia la possibilit? di difendersi. Se non la pensasse cos?, non avrebbe permesso di istruire un processo, che prevede anche la possibile assoluzione di Milone, nonostante questi abbia ammesso tutto, come, e lui lo sa, faccio io; e neanche vi avrebbe consegnato questa tavoletta che rappresenta per l'imputato la salvezza o la condanna. Quindi, mi pare che Pompeo per primo non sia troppo maldisposto o prevenuto nei confronti di Milone, ma vi abbia indicato ci? che dovete valutare per esprimere il vostro giudizio. Infatti, Pompeo non ha punito il reo confesso, ma gli ha concesso una difesa e ha creduto che si dovessero vagliare le cause dell'omicidio, non l'omicidio in s
 

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